domenica 30 dicembre 2012

Rita Levi Montalcini, 1909-2012

Rita Levi Montalcini si è spenta nella sua casa di Roma a 103 anni. La scienziata italiana, Premio Nobel (nel 1986, per la medicina), si è sempre battuta in prima linea come donna in nome delle donne.


Negli anni cinquanta le sue ricerche la portarono alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa o NGF, scoperta per la quale è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Insignita anche di altri premi, è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Il 1º agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita "per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale". È stata socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche ed è stata tra i soci fondatori della Fondazione Idis-Città della Scienza.

Rita Levi-Montalcini ha sovente lavorato con giovani attraverso progetti del CNR. Da un'indagine del 2006, effettuata dalla Tns Infratest, la sua credibilità la pone in testa alla classifica dei migliori testimonial. Alla base di questa volontà di confronto con i giovani vi è una profonda fiducia nelle capacità innovative dell'uomo. Ha più volte affrontato il tema del rapporto tra le nuove generazioni e lo sviluppo tecnologico, del quale ha descritto anche i limiti:

« Oggi, rispetto a ieri, i giovani usufruiscono di una straordinaria ampiezza di informazioni; il prezzo è l’effetto ipnotico esercitato dagli schermi televisivi che li disabituano a ragionare (oltre a derubarli del tempo da dedicare allo studio, allo sport e ai giochi che stimolano la loro capacità creativa). Creano per loro una realtà definita che inibisce la loro capacità di “inventare il mondo” e distrugge il fascino dell’ignoto. »

(Rita Levi-Montalcini)

Negli incontri coi giovani, emerge l'invito a non concentrare l'attenzione solo su sé stessi, a partecipare ai problemi sociali e fare proposte volte al miglioramento del mondo attuale. Ai giovani ricercatori ha ripetutamente suggerito l'esperienza all'estero per poi tornare in Italia, convinta che risieda in loro il futuro della ricerca e dell'innovazione scientifica del paese.







sabato 29 dicembre 2012

il ciclo invernale di "Areaperta, parlando di Scienza al Cnr di Pisa".

Spazio, tempo e numero nel cervello

Percepire è un’operazione di una facilità ingannevole: aprendo gli occhi vediamo un mondo variegato pieno di oggetti, tutti perfettamente definiti sin nei minimi dettagli e stabili nel tempo e nello spazio. Ma i meccanismi sfruttati dal nostro sistema neurale per realizzare questo miracolo percettivo sono tutt’altro che chiari. I nostri occhi si muovono di continuo, spostando l’immagine sulla retina, ma il cervello riesce a calcolare con precisione il numero di oggetti visibili, la loro posizione nello spazio e i cambiamenti del loro aspetto nel tempo. In passato lo spazio, il tempo e il numero sono stati studiati separatamente, e concepiti quali dimensioni indipendenti, ma le ultime ricerche di vari laboratori, indicano che in realtà esse sono intimamente legate: la determinazione temporale degli eventi dipende dalla collocazione spaziale, e sia il tempo che lo spazio sono strettamente connessi ai numeri. Questi risultati suggeriscono che nel nostro cervello utilizzi un sistema neuronale di metrica percettiva comune fortemente adattativo.



Maria Concetta Morrone si è laureata in Fisica all’Università di Pisa nel 1977 e ha studiato Biofisica alla Scuola Normale Superiore dal 1973 al 1980. Dal 2008 è Professore di Fisiologia alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa. Si è dapprima interessata alla biofisica e alla fisiologia, in seguito si è occupata di psicofisica e percezione visiva. La sua carriera è stata dedicata alla comprensione del funzionamento del sistema visivo dei mammiferi utilizzando varie tecniche, fra cui la psicofisica, l’elettrofisiologia, la risonanza magnetica funzionale del cervello, i modelli informatici e l’intelligenza artificiale.


Il tempo biologico e l’invecchiamento




Non invecchiare è da sempre un sogno dell'essere umano. Dalla mitologia greca giunge fino a noi la storia di Glauco: egli aveva osservato alcuni pesci pescati che, dopo aver mangiato una speciale erba, tornavano a vivere. Decise di assaggiarla e acquisì capacità divinatorie e l'immortalità. Queste però non erano abbinate alla facoltà di non invecchiare. Logorato dall'inarrestabile processo, si sarebbe gettato in mare, per diventare un dio marino. Ma perché invecchiamo? Quali sono i meccanismi alla base di questo fenomeno? Perché il tempo agisce diversamente su specie diverse e, in una certa misura, anche all'interno della stessa specie ci sono individui che invecchiano prima di altri? La conferenza di Alessandro Cellerino parlerà di tutto questo e in modo particolare si analizzeranno i fattori esterni (ambiente, alimentazione ecc.) e i meccanismi che determinano la diversa durata della vita in specie differenti. Infatti l’utilizzo di modelli animali e di nuovissime tecnologie di sequenziamento del DNA hanno contribuito alla comprensione del fenomeno dell’invecchiamento.


Alessandro Cellerino, è ricercatore in Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha lavorato per tre anni presso l’Istituto Max-Planck di Tubinga in Germania, dal 2006 collabora in pianta
stabile con il Fritz Lipmann Institute per studi sull’invecchiamento di Jena dove si reca regolarmente. E’ autore di una sessantina di articoli pubblicati su riviste internazionali. Si occupa di meccanismi biologici dell’invecchiamento. Ha ricevuto nel 1998 il premio “Bruno Ceccarelli” per le Neuroscienze. “Eros e cervello” è stato premiato nel 2002 con il premio “Liceo Fermi, Città di Cecina” per la divulgazione scientifica e nel 2010 ha ricevuto il “Max-Bürger Preis” della società tedesca di Gerontologia.


Quanto durerà il tempo sulla terra?


La domanda dice tutto: quand'è che "l'organismo" Terra, quand'è che Gaia - già personificazione del nostro pianeta nella mitologia greca - morirà? E "di cosa" morirà? Tenterà di rispondere a queste e ad altre domande il prof. Enrico Bonatti nel seminario che si terrà domani 28/11/2012 alle ore 17, all'auditorium dell'Area della Ricerca del CNR, in via G. Moruzzi, 1 a Pisa. La conferenza accennerà alle diverse idee sul concetto di Tempo fin dall’antichità. Tratterà delle controversie sull’età della Terra, dai Greci fino ad oggi, ed accennerà a possibili scenari per il futuro del nostro Pianeta.


Enrico Bonatti è Senior Scientist alla Columbia University (NY), Lamont-Doherty Earth Observatory, ed associato dell’Istituto di Scienze Marine del Cnr. Dopo gli studi alla Scuola Normale di Pisa, ha lavorato alla Yale University, all’Università della California (Scripps Institution of Oceanography), all’Università di Miami e negli ultimi trenta anni alla Columbia University. Ha diretto l’Instituto di Scienze Marine del Cnr e ha insegnato all’Università di Pisa e di Roma (La Sapienza). Ha svolto ricerche principalmente sulla geologia degli oceani. E' membro dell’Accademia delle Scienze Russe e dell’Accademia Europea. Ha ricevuto il premio “Feltrinelli” dell’Accademia dei Lincei e il premio “Petterson” dall’Accademia reale svedese; è inoltre fellow dell’American Geophisical Union.


Meridiane e laser: a ogni tempo il suo tempo


Perché la misura del tempo è così importante? Come siamo arrivati a misurare il tempo con tanta accuratezza? Quali sono le tecnologie che ce lo hanno permesso? Andrea De Marchi farà una carrellata sull'evoluzione della misura del tempo nei secoli, soffermandosi in particolare sui punti salienti dove l’introduzione nel mondo degli orologi di una nuova tecnologia ha permesso di migliorarne l’accuratezza. Verrà illustrato come si è correlata la riduzione di incertezza così ottenuta con le necessità tecnologiche, scientifiche e sociali delle diverse epoche in cui i diversi tipi di orologi sono stati utilizzati. Si partirà da una discussione degli orologi astronomici, dei quali appunto le meridiane sono l’esempio più noto, e si arriverà a quella degli orologi atomici moderni, che sovente impiegano dei laser al loro interno. Questi ultimi orologi sono oggi di gran lunga gli oggetti più precisi che l’uomo abbia mai realizzato.




Andrea De Marchi è professore di Misure Elettroniche al Politecnico di Torino, dove è approdato nel 1990 dopo tre anni di insegnamento presso l’Università di Ancona e quindici anni di ricerca sugli orologi atomici presso l’allora IEN Galileo Ferraris di Torino (1973-87) ed altri laboratori nazionali di Metrologia, in particolare il NIST a Boulder, Colorado, USA. Ha collaborato allo sviluppo di diversi orologi primari al Cesio studiandone l’accuratezza e introducendo innovazioni e miglioramenti.












Una fabbrica di algoritmi per governare Big Data e i social media

Sharper Analytics (SHared and PERsonalysed ANALYTICS) è la nuova start-up dell’Università di Milano-Bicocca che offre soluzioni per raccogliere ed estrarre informazioni mirate, integrando ai dati aziendali i dati generati e condivisi nelle social networks (intranet e web). Il business plan prevede 22 giovani risorse impiegate entro il 2015. Partnership con Italdata per conquistare il mercato dei big data. E i media sono già interessati ai prodotti per le versioni mobile dei giornali.




Milano, 20 novembre 2012 – Costruire algoritmi e modelli per la “collective business intelligence”: non solo business quindi, ma anche emozioni e sentimenti, non solo documenti ma anche relazioni. È l’idea imprenditoriale di Sharper Analytics, ultimo nato degli spin-off dell’Università di Milano-Bicocca. Costituito ufficialmente pochi giorni fa, sarà operativo a partire da gennaio, anche se sul piano commerciale i contatti con i potenziali clienti sono già partiti.
La start-up nasce con la partecipazione finanziaria e commerciale della società Italdata che detiene il 45 per cento del capitale ed è attiva nelle aree dell'e-Learning e dei servizi avanzati per la Città del Futuro. Il resto del capitale, insieme a competenze e idea imprenditoriale, appartiene a un gruppo di giovani docenti e ricercatori del dipartimento di Informatica Sistemistica e Comunicazione dell’Università di Milano-Bicocca dove, racconta la professoressa Enza Messina, docente di Ricerca operativa e co-fondatore dello spin-off, «vogliamo valorizzare le competenze maturate all’interno del nostro gruppo di ricerca nell’ambito del data e text mining per estrarre la conoscenza che possa guidare i processi decisionali. I metodi da noi sviluppati si prestano anche al trattamento dei dati non strutturati che fluiscono nei social networks, comprensibili per un essere umano ma difficili da monitorare automaticamente, configurando interessanti opportunità di integrazione di dati quantitativi e qualitativi».
Se ne è accorta Italdata, che ha intuito l’importanza di “catturare” nelle proprie piattaforme di social learning e applicazioni per la Smart City anche le informazioni che fluiscono dai social network. «Abbiamo trovato nel gruppo della professoressa Messina – evidenzia Edmondo Gnerre, Amministratore Delegato di Italdata e Presidente di Sharper Analytics - le conoscenze e le competenze necessarie per integrare la nostra offerta di soluzioni di social learning e smart city con strumenti di “collective intelligence”. Sempre più spesso emerge nei nostri progetti l’esigenza di disporre di strumenti in grado di “comprendere” significato e tendenze nascoste nelle enormi quantità di dati che fluiscono dalle migliaia di sensori sparsi sul territorio cittadino così come nelle informazioni che vengono scambiate nelle smart communities e nei social network di una organizzazione, pubblica o privata».


Il proof of concept per conquistare nuovi clienti

L’attività di sviluppo commerciale, pianificata insieme al socio Italdata, prevede di agganciare i servizi innovativi di Sharper Analytics all’offerta già consolidata dell’azienda che e’ uno dei principali attori nel mercato dei servizi di e-learning e delle soluzioni per la smart city.

Investire sul capitale umano

L’azienda si configura come start-up innovativa ai sensi del nuovo decreto sviluppo, la sede è presso l’incubatore dell’agenzia di sviluppo Milano Metropoli a Sesto San Giovanni. Si parte con un business plan che prevede di passare da sei e ventidue unità entro il 2015, reclutate preferibilmente tra laureati e dottori di ricerca dell’Ateneo, ma non solo. «Lo spin-off – conclude Messina – è nato anche per dare opportunità ai nostri talenti migliori e preservare l’investimento sul capitale umano formato».




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Progetti di ricerca, più soldi a Milano-Bicocca

Il Miur ha finanziato con 2.660 mila euro 31 progetti di ricerca dell’Università di Milano-Bicocca presentati nell’ambito del bando Prin 2010/2011. Buoni risultati anche per i giovani ricercatori dell’Ateneo con 5 progetti Firb.



Milano, 22 novembre 2012 – Dai biomateriali per rigenerare le ossa allo studio per determinare la massa del neutrino, dall’analisi dei sistemi elettorali alla necessita di utilizzare la prova neuroscientifica in fase di giudizio. L’Università di Milano-Bicocca fa centro in diversi ambiti di ricerca ottenendo 2.660.000 euro di finanziamenti dal Miur per 31 progetti di ricerca nell’ambito del bando Prin 2010/2011 (Progetti di ricerca di interesse nazionale). Quattro vedono l’Ateneo come coordinatore nazionale: Biomateriali intelligenti per la rigenerazione ossea, La tecnica giusta per determinare la massa del neutrino, Qual è il sistema elettorale più indicato per l’Italia? e La prova neuroscientifica, il suo valore in fase di giudizio.
Un risultato in crescita, nonostante il quadro di drastica riduzione dei finanziamenti a livello nazionale.
Se infatti nel 2009 i progetti finanziati erano stati 543, nel bando 2010/2011 solo 249 progetti su 699 presentati da tutti gli atenei italiani, pari al 35,6 per cento, hanno ottenuto fondi.
In questo contesto il risultato di Milano-Biccoca è in crescita. La performance migliore per i finanziamenti Prin, infatti, risale al 2005 con 2.259.000 euro di finanziamenti.
Rispetto al passato, però, quest’anno il ministero ha introdotto una nuova e più rigida procedura di selezione dei bandi Prin: ciascun ateneo ha effettuato una selezione interna dei progetti da presentare. In Bicocca la scelta è stata fatta da una commissione di esperti composta da revisori perlopiù stranieri che hanno espresso singolarmente il proprio giudizio. Alla fine i progetti presentati sono stati nove.
Buoni risultati anche per i giovani ricercatori dell’Ateneo che nell’ambito del bando Firb (Futuro in ricerca) riservato ai giovani talenti, hanno ottenuto 700 mila euro di finanziamento per cinque progetti di ricerca. L’Università di Milano-Bicocca è capofila nazionale con il progetto Oltre il grafene: strati di carbonio nanostrutturati disegnati su misura per ottenere nuovi materiali per la catalisi e la chimica sostenibile, coordinato dalla professoressa Cristiana Di Valentin.
«Sono risultati – dice il professor Francesco Archetti, delegato alla ricerca – importanti e attesi, coerenti con il ranking Times High Education “100 under 50” che ha classificato l’Università di Milano-Bicocca al primo posto in Italia. Una conferma della validità della strategia sinora seguita: investire sui giovani, sull'internazionalizzazione e sulle infrastrutture scientifiche».
Ecco quali sono, in dettaglio, i quattro progetti nei quali Milano-Bicocca è capofila.


Biomateriali intelligenti per la rigenerazione ossea



Trovare biomateriali intelligenti per la rigenerazione ossea. È lo scopo del progetto di ricerca Metodologie chimiche innovative per biomateriali intelligenti coordinato da Francesco Nicotra, professore di Chimica organica presso l’Università di Milano-Bicocca. «La rigenerazione tissutale e ossea – spiega Nicotra - richiede una disponibilità di materiale da impiantare che abbia ben definite qualità. Non è sufficiente che il materiale sia biocompatibile, e in alcuni casi biodegradabile, occorre che sia anche “biointelligente”».
Uno smart biomaterial deve avere la capacità di comunicare con le cellule dell’organismo, favorendone non solo l’adesione, ma anche la proliferazione e la differenziazione, in modo da condurre a una naturale rigenerazione dei tessuti.
«Il progetto – conclude Nicotra - unisce competenze multidisciplinari di otto gruppi di ricerca italiani capaci di generare materiali biocompatibili, quali policaprolattone, collagene, acido ialuronico, cellulosa, chitosano, alginato, idrossiapatite, e di renderli “smart” attaccando sulla loro superficie - con la opportuna orientazione - le molecole responsabili delle comunicazioni con le cellule».


Determinare la massa del neutrino

Sviluppo di rivelatori a bassissima radioattività per lo studio della massa e della natura del neutrino tramite il Doppio Decadimento Beta. È il titolo del progetto, coordinato dal Stefano Ragazzi, docente di Fisica delle particelle dell'Università di Milano-Bicocca e direttore dei Laboratori nazionali Infn del Gran Sasso, che punta a individuare la tecnica giusta per determinare la massa del neutrino e la sua natura: Dirac o Majoarana. «Il Doppio Decadimento Beta senza emissione di neutrini – spiega Maura Pavan, docente di Fisica sperimentale e membro dello staff di ricerca - è un processo di decadimento spontaneo di un nucleo, mai osservato, che oggi è al centro di un'intensa attività di ricerca sperimentale. Chi sarà in grado di provare che questo decadimento esiste svelerà una delle proprietà fondamentali del neutrino, con implicazioni profonde sia nella Fisica delle particelle sia in cosmologia ed astrofisica». La sfida è quella di costruire un esperimento che impieghi rivelatori di grandi dimensioni (da 1 a 10 tonnellate) da collocare sottoterra e che siano capaci di dimostrare se e come questo decadimento avviene.
Il progetto PRIN prende spunto dai più avanzati esperimenti sul Doppio Decadimento Beta o da esperimenti che utilizzano tecnologie simili in altre applicazioni di punta per stabilire quali linee si dovranno seguire per vincere questa sfida. L'obiettivo principale del progetto è dunque quello di studiare, migliorare e confrontare tra loro le tecniche più promettenti, per aprire la strada verso un esperimento di "terza generazione".


La prova neuroscientifica, il suo valore in fase di giudizio


Psicologi, neuropsichiatri, giuristi e filosofi insieme per proporre delle modifiche al codice di procedura civile e permettere così che le prove neurosceintifiche vengano accolte in fase di giudizio. Il progetto Problem solving e decisione: aspetti logici, psicologici e neuroscientifici nell'ambito della giustizia penale coordinato dal professor Paolo Cherubini, direttore del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, si occuperà anche di questo. Il team di scienziati lavorerà per migliorare i software già esistenti che, utilizzando il cosiddetto sistema bayesiano, puntano a restituire delle informazioni agli inquirenti sulla direzione da seguire in fase di indagine. I ricercatori cercheranno inoltre di capire cosa c’è alla base della decisione presa da un magistrato e quanto il giudizio logico venga condizionato da quello umano. «Sono tanti gli elementi che condizionano il giudizio logico – spiega il professor Cherubini – pensiamo agli aspetti emozionali, esperienziali o cognitivi. Noi cercheremo di capire cosa condiziona una scelta e, sulla base di queste informazioni, lavoreremo su percorsi specifici di formazione: corsi ad hoc per addetti ai lavori, in grado di limitare il più possibile il gap tra giudizio logico e giudizio umano».


Quale sistema elettorale è il più indicato per l’Italia?


Analizzare i sistemi elettorali europei e individuare quello più adatto per l’Italia. È l’obiettivo del progetto Nuovi approcci alla political economy: teoria, evidenza empirica ed esperimenti in laboratorio, coordinato dalla professoressa Giovanna Iannantuoni, docente di Economia dell’Università di Milano-Bicocca. Lo studio si divide in due momenti: uno teorico, l’altro empirico. I ricercatori, attraverso una formula matematica, analizzeranno come cambia l’indirizzo politico di un Paese in base al sistema elettorale vigente. In un secondo momento raccoglieranno tutte le informazioni sui sistemi elettorali presenti in Europa e analizzeranno la politica adottata nei singoli Paesi e quanto questa sia in grado di soddisfare le esigenze degli elettori. «Quando concluderemo la nostra ricerca– dice la professoressa Iannantuoni - saremo in grado di dire quale sistema elettorale è il più adatto per l'Italia».



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