domenica 16 marzo 2014

CATENE DNA COME PASTA ELICOIDALE

VENEZIA - Le catene corte di DNA, pur  avendo una forma assimilabile ad un cilindro nella loro forma di doppia elica, non si comportano come tali quando entrano in contatto e vengono compattate tra loro. Lo rivela l’articolo “From rods to helices: evidence of a screw-like nematic phase” appena pubblicato dall’American Institute of Physics su Journal of Chemical Physics Communications, una delle più importanti riviste scientifiche internazionali. Si tratta di un risultato della ricerca di base che potrà avere implicazioni in vari campi. Achille Giacometti, fisico dell'Università Ca' Foscari Venezia, per spiegare questo risultato utilizza una metafora “gastronomica”: “Se le catene di DNA fossero un tipo di pasta sarebbero cavatappi, non rigatoni. La loro chiralità, cioè la proprietà di non essere sovrapponibile alla propria immagine speculare, fa la differenza quando si tratta di avvicinarle e compattarle”.
 
Le molecole ‘rigatoni’ tendono a disporsi parallelamente, acquisendo un’organizzazione conosciuta come fase nematica di tipo cristallo liquido. Tuttavia, nel caso del DNA, come hanno dimostrato i ricercatori di un team internazionale che comprende Ca’ Foscari, l’origine elicoidale non può essere trascurata.
 
“Potremmo definire le catene di DNA come cilindretti dall’anima elicoidale – aggiunge il fisico del dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi di Ca’ Foscari – e una volta compattati si comportano in modo diverso da quanto si riteneva finora, cioè secondo una fase nematica “a vite” che le porta a disporsi parallelamente e affiancate orizzontalmente le une alle altre”.
 
La differenza tra cilindri-rigatoni ed eliche-cavatappi è evidente nelle visualizzazioni pubblicate nell’articolo scientifico. L’organizzazione nello spazio delle catene di DNA è stata simulata al computer e finora non vista nella realtà in quanto si tratterebbe di esperimenti molto difficili, ma altri esperimenti con eliche estratte da batteri, dette helical flagella, confermano i risultati del team.
 
Con Giacometti, a firmare l’articolo sono Hima Bindu Kolli di Ca’ Foscari, Elisa Frezza e Alberta Ferrarini dell’Università di Padova, Giorgio Cinacchi dell’Universidad Autonoma di Madrid e Toby S. Hudson dell’Università di Sidney, Australia. Il loro lavoro è stato stimolato da precedenti esperimenti sui processi di auto-assemblaggio di catene corte di DNA, fatti in collaborazione tra l’Università di Boulder in Colorado e l’Università di Milano, e spiega i risultati sperimentali su queste fasi nematiche non convenzionali ottenuti dal gruppo statunitense di Brandeis e pubblicati sulla prestigiosa rivista Physical Review Letters.
 
Contenuti utili
Nota al video: Inizialmente si vedono tanti colori diversi che indicano il fatto che non c'e' nessuna correlazione tra l’orientamento delle varie eliche. Piano piano le eliche si orientano parallele tra loro, ma anche periodicamente in fase, come visualmente indicato dalle striature che si vedono nel finale.
 
Immagini dei ricercatori, della pasta e delle simulazioni
https://drive.google.com/folderview?id=0BwsCjGyJIlzecmZWR0M5Y0poNjA&usp=sharing

Aula 40: Smart City, la città che ti aiuta a vivere meglio

Riceviamo un comunicato stampa per la trasmissione radiofonica «Aula40», in diretta dal Cnr dove hanno parlato di Smart cities


Sempre più spesso arriviamo in città dove troviamo indicazioni per sapere dove parcheggiare e quanti posti liberi sono a disposizione. Questo il primo passo che già in molti comuni è stato attuato: semplici cartelli a led, ben visibili, che ci danno informazioni su capienza e disponibilità nei parcheggi più vicini a dove ci troviamo. È un primo passo cui dovrebbero seguirne altri: poter pagare quello stesso parcheggio direttamente sul nostro conto corrente bancario che nostro il telefono cellulare può far comunicare con il parchimetro. Avere una rete wi-fi estesa e gratuita che ci permette di far dialogare i nostri dispositivi portatili con sistemi integrati in città, in grado di offrirci informazioni utili come farmacie vicine, sportelli bancomat e notizie di quel che accade in città.
Il progetto Smart Cities, città intelligenti, nasce a livello mondiale perché mondiale è un dato che ha fatto riflettere molti: dal 2011, per la prima volta nella storia dell’umanità, più della metà (per la precisione il 52,1%) della popolazione mondiale vive nelle città e in aree fortemente urbanizzate. Da qui l’esigenza, avvertita in prima battuta dalle megalopoli mondiali di offrire i primi esempi di implementazione intelligente delle tecnologie al fine di migliorare la vita comune e ridurre gli sprechi negli ambiti più disparati, che vanno dal settore energetico a quello della gestione dei rifiuti.
Anche in Italia le smart cities sono sempre più una realtà: Agordo (Belluno), Riccione e Siracusa sono i tre Comuni italiani «Smart Cities Living Lab» , vincitori della selezione prevista dall’accordo siglato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) con l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e indetta lo scorso luglio. Saranno i primi a sperimentare le metodologie e le soluzioni sviluppate nell’ambito del Progetto Cnr «Energia da fonti rinnovabili e Ict per la sostenibilità energetica», trasformandosi in esempi di ‘città intelligenti’, da estendere in seguito nel maggior numero possibile di realtà territoriali.